La linea Torino-Lione diventa una priorità dopo l'accordo firmato dai ministri dei trasporti francesi e italiani. Nel 1994, la Comunità europea con il Consiglio europeo di Essen ha elencato questa linea ad alta velocità tra i 14 progetti prioritari del settore dei trasporti in Europa, tuttavia per il momento non menzionerà alcun investimento. Bisognerà dunque investire soldi in indagini per dimostrare la fattibilità del progetto. Per questo motivo, sempre nel 1994, le "Ferrovie dello Stato" in Italia e la SNCF in Francia danno vita alla società "Alpetunnel" che si occuperà degli studi preliminari. L'Italia spenderà 83 miliardi di lire o circa 40 milioni di euro, altri 24 milioni saranno pagati congiuntamente da Francia e Italia.
Durante lo stesso periodo, HABITAT, un gruppo di oppositori, ha avviato un'indagine indipendente che comprende gli studi sull'impatto acustico della linea TAV (basata sull'esistente linea Parigi-Lione) e indagini su possibili costi. Questa inchiesta si conclude con l'affermazione che i costi sostenuti potrebbero essere 4 volte superiori a quelli della stima ufficiale. A seguito dell’enunciato, iniziano le prime manifestazioni contro il TAV che arrivano a bloccare due stazioni ferroviarie in Francia. Da questo momento assistiamo alla nascita di numerosi gruppi di opposizione autonomi come ad esempio la creazione dell'iniziativa "Sindaci contro TAV" di Romano Perino, sindaco di Mompantero (un villaggio di 600 abitanti) o ancora, l'apertura di uno stand contro la TAV da parte della principale associazione nazionale di agricoltori per opporsi a ciò che avrebbe danneggiato l'agricoltura nella valle.
In termini di reazione politica, la maggior parte dei partiti politici locali non si oppone alla TAV. Con l'eccezione del Partito Verde, del Partito Comunista e inizialmente della Lega Nord, che è anche contro la TAV, ma che cambierà idea qualche anno dopo.
I gruppi "No TAV" si sono riuniti e moltiplicati in questi anni e hanno iniziato a pubblicare le loro opinioni e i risultati dei sondaggi fatti, al fine di raccogliere più simpatizzanti e diffondere il problema. Nel frattempo, tuttavia, i media mainstream continuano a evitare il problema. Gli italiani nella valle di Susa sono furiosi e lo stesso vale per gli abitanti della Savoia in Francia, "vittime" dello stesso progetto che arrivano a pubblicare un manifesto intitolato "J'accuse" (Accuso). Le riunioni dei diversi gruppi e più in generale del movimento "No TAV" stanno diventando sempre più regolari.